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Biografia
Critica

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Articolo sul Corriere dell'Arte del 7 dicembre 2012

Figurazione e poesia tra le mani di un artista

di ELENA PIACENTINI

Adolfo Damasio nasce a Torino nel 1942, da madre pittrice e padre insegnante di musica; i forti tratti e le vicissitudini della famiglia d’origine segneranno il suo sensibile animo e le scelte artistico-culturali. A seguito di studi ed esperienze lavorative parallele alla passione creativa, frequenta in età matura gli studi artistici superiori come screening personale di conoscenza nel campo della comunicazione visiva che lo porteranno dal 2004 alla presentazione al pubblico e alla critica di mostre personali presso biblioteche e musei.
Ha esposto in collettive in Italia e in Europa, tra cui nel 2009 presso il Museo Archeologico di Amelia, presso il museo Casa Dante a Firenze, nel 2010 a Roma presso la galleria Cassiopea, a Parigi al Palais des Congrès e presso la Galerie Breova di Praga, nel 2011 partecipa alla 9a edizione del Salon d’art Shopping e presso il Carrousel du Louvre. Dell’artista si ricordano poi alcune personali a Torino, tra le più importanti, nel 2004 presso il Circolo Ufficiali, nel 2011 presso il Castello del Valentino, nel 2012 presso l’Aci Club. Nel gennaio 2013 esporrà alcune tavole alla biblioteca civica Primo Levi. Tra le premiazioni, nel 2009 il terzo premio selezionato da Francesco Preverino con l’opera Casa, Città, Viaggio presso l’Ecomuseo del Freidano di Settimo Torinese e nel 2009 e 2010 è vincitore  dell’Internazionale Italia Arte di Villa Gualino in Torino; di lui hanno scritto Giovanni Cordero, Anna Maria Cossu, Marilina Di Cataldo, Edoardo Di Mauro, Gian Giorgio Massara.
Adolfo Damasio lavora sull’immagine, la sua ricerca è segnata da flashback e memorie, tradotte sul supporto in legno: egli imprime nella fibra rapide idee che scorrono nella sua psiche - in questo modo pare trattenere fervori legati ad istanti che scaturiscono da complessi moti di pensiero - mentre accoglie con cocente intensità creativa il proprio substrato di reminiscenze giovanili.
Nelle sue corde s’incanalano profondi legami con la musica, per connotare alcune tavole dell’artista, quali ad esempio Casa, Città, Viaggio, Barrage, Pi greco, Paradiso, Falci di Luna, Mediterraneo e per comprendere parte del suo stilema espressivo è interessante citare alcuni stralci del maestro Piero Dorazio ripresi da L’oeil écoute, catalogo Valente Arte, Finale Ligure,1986: "...la musica e la pittura moderna non rappresentano null’altro che gli elementi di cui sono fatte: colori, linee, superfici e spazi, materie, suoni, timbri, movimento nel tempo, luci e ombre, chiaro e scuro, forte e adagio, orizzontale, verticale, diagonale, caldo e freddo, alto e basso, insomma tutti quei fenomeni che più direttamente influenzano e orientano la nostra esistenza ogni giorno, poiché costituiscono gli aspetti essenziali della realtà in cui ci orientiamo, per mezzo dei nostri sensi e della nostra intelligenza.
Sia la musica che la pittura si rivolgono proprio ai sensi piuttosto che alla ragione (...). Un pittore vive in mezzo ai suoi colori come il musicista, il quale non si separa mai dai suoi suoni, tutti e due pensano continuamente ad organizzarli e a scoprirne le combinazioni e gli aspetti più segreti e più improbabili. In solitudine, essi provano e poi provano ancora per vedere e sentire, se mettendo insieme gli elementi del loro linguaggio, ne risulterà un’opera compiuta". Molteplici poi gli spunti riguardanti ispirazioni universali umane quali la Maternità e il mondo animale quasi a voler elevare la fragile bellezza di situazioni comuni: il messaggio assume così la connotazione di  "...prodotto di un’esperienza di vita che si trasforma in forme e colori..." (da Dario Durbè, Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Due passi indietro e tre in avanti. Colloquio con Piero Dorazio, catalogo Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, Electa, Milano 1983). La composizione delle tavole comporta estese ed estenuanti operazioni: in primis l’artefice compie l’incisione a mezzo di sgorbia, scalpello o punteruolo, per inserire poi gradazioni cromatiche riprese ora dall’intero prisma ottico ora da lievi successioni tonali. La visione bidimensionale è accompagnata da lemmi poetici; l’artista crea un binomio indissolubile tra figurazione e poesia intesa come chiave di lettura fondamentale per contenere il dialogo svolto. Damasio suscita esperienze estetiche che vanno al di là della pura percezione cromatica o figurativa, avvicina lo spettatore ad eufonie intriganti: silenzi e melodie esterne al tempo cronologico quasi volesse mescolare sensazioni antiche o sconosciute nello stesso attimo.  

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Le realtà sospese (ottobre 2012)

Pubblicato sul giornale online Settenews

Nelle sede storica del Circolo degli Artisti di via Bogino 9 è in corso una mostra alla quale partecipa  l’artista Adolfo Damasio Levi.
Dopo numerose esposizioni, approda  a questo circolo, più che mai appropriato ad ospitare l’eclettico Adolfo Damasio Levi. Il suo è un linguaggio sapiente che coniuga  ispirazione, poesia, colore, pittura e tecnicismo senza mai farne prevalere alcuna.
La fusione degli insiemi rende la visione delle numerose opere esposte  una panoramica di  colori brillanti e esplosivi dall’aranciato al giallo all’ocra,al blu, al nero che ricordano a volte, anche come soggetti, l’arte astratta  di Piero Dorazio (Il ponte di Carlo del 1937) e di Wassily Kandinsky.
Ma Adolfo Damasio Levi non  è un pittore, non lavora SOLO di tavolozza e pennello ma incide la tavola, la scolpisce, la colora, la integra, le dà vita rendendola “PITTURA” a tutti gli effetti.
Il sapiente raffinato tecnicismo affiora da un attento esame dell’opera e solo allora ci si rende conto della fatica mirata e costante per una risultanza straordinaria.
Contemporaneamente, con un linguaggio pittorico altamente poetico sa esprimersi con i tenui colori che la natura fa scoprire a uno sguardo attento. La betulla  è ampiamente rappresentata con il suo tronco chiaro, delicato e offre spunti per realizzazioni di grande  effetto.
“Di vedetta su/ Lievi piani e declivi/Argentee betulle/ Staglianti  parvenze/ D’algida purezza......."
Questo linguaggio diventa infatti poetico in assoluto, poiché la liriche che accompagnano le molte sue opere rivelano ancora una volta l’ame du poete nella quale la sensibilità e la dolcezza ispirativa sprigionano  parole “sospese”  tra luce e colore,  fondendosi con l’opera rappresentata.
Non è possibile dare una connotazione precisa dell’artista. Sarebbe come limitarne gli infiniti spazi mentali, imprigionarne il linguaggio e l’ispirazione.
Visitando la mostra si può meglio comprenderne il perché.

Critico A.M.Cossu

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Mostra Personale  LIBRERIA LIBRARSI 22 /24 maggio 2004


Critica di Edoardo Di Mauro

Partito con una impostazione pittorica l’artista, pur non rinnegando questa originaria ispirazione, ha condotto il suo stile verso un esito insolito e originale . Egli realizza infatti delle composizioni bidimensionali, tavole di legno dove opera dei pazienti intarsi, creando sulla materia delle immagini asciutte e rigorose, figurazioni dense di valori poetici  emananti un’aura di sospensione metafisica, colorate con tinte tenui ed aggraziate. La narrazione di Damasio ci conduce verso angoli di quotidiano che generalmente sfuggono alla nostra distratta percezione, irretita dall’incessante incedere di feticci e simulacri che caratterizza il nostro  di  contemporaneo. Interni d’abitazione, scorci di paesaggio urbano o naturale vengono dall’artista riproposti in una nuova luce, con un linguaggio in grado evocare inedite sensazioni, dove la poetica carica l’oggetto di una esemplare simbolicità, creando un collegamento tra l’interiorità dell’artefice ed il mondo esterno. Le immagini di Damasio sono evidentemente allegoriche, significano molto di più di quanto possa apparire ad una superficiale osservazione. Esiste una strana ma indiscutibile connessione tra le forme artistiche antiche, tipiche della pre-modernità, ad esempio del Medioevo e quelle  contemporanee o, per meglio dire, post moderne. Ad esempio, per quanto riguarda l’assenza spaziale e lo spazio concesso ai valori l’artigianalità e la decorazione. Le opere di Adolfo Damasio assumono le sembianze di icone post-moderne, intrise di un senso religioso ed esemplare della composizione, proprio perché rispondono, spazialmente e concettualmente, all’impostazione prima citata. L’artista si propone quindi, come un cantore degli angoli riposti e dimenticati della quotidianità, da lui decontestualizzati da una situazione di stallo e di oblio e nobilitati con uno sforzo compositivo tenace, in grado di elevarli al rango di espressione poetica.
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Mostra Personale 20 /26 Novembre 2004 Circolo Ufficiali di Torino

Critica Professor Gian Giorgio Massara

Attratto dalla tenerezza del legno, Adolfo Damasio ha realizzato sinora un’ottantina di sculture: pannelli  lievemente colorati, scolpiti su un supporto ligneo proveniente dall’Africa (Abura ), che narrano storie di sogni, di armonia, di equilibrio. Una sorta di "viaggio attraverso il dialogo fra gli uomini" come l’autore ci conferma nel corso di un colloquio nel suo luminoso atelier di Torino. E’ qui che assistiamo alla genesi di un’opera: un presupposto grafico su carta quadrettata, tanti strumenti – sgorbie, scalpelli, bisturi, rasetti in acciaio – e un lavoro preciso, nel corso del quale non si può sbagliare poiché il legno una volta inciso, ovviamente, tale rimane. I primi soggetti ormai terminati hanno carattere naturalistico: un piccolo uomo che cerca di raccogliere le foglie che il vento scompone, la bella scena di un" campo  di girasoli " dominato dal cerchio del sole modellato sul fondo, la lieve " Siepe" fra il volo degli uccelli appena intravisti. Ciascuna scultura si prefigge una lettera dell’alfabeto che riprende il titolo "SOGNO DI  EQUILIBRIO E ARMONIA". Altre opere assumono un tono surreale per la presenza di due grandi seggiole , di un orologio fermo alle 10,10 ( casualmente, anche Chagall arresta il tempo alla medesima ora) oppure racchiuso in una lente d’ingrandimento che isola l’abbraccio di una coppia fra i tetti delle case e un campani letto. Ad Adolfo Damasio piace disegnare, per cui le sue composizioni architettoniche sono nitide, con un susseguirsi di arcate percorse da un volo di gabbiani ora rosa, ora verdi, ora neri, oppure ispirate ad antichi borghi dominati da torri fra le quali occhieggia un iterato susseguirsi di dischi da identificarsi con astri. Damasio si diletta a scrivere poesie:
In una notte di luna tonda/ I colori sfuggono alla terra/riunendosi in aquiloni sopra/case con tetti illuminati/racchiudenti respiri di pace.
Tre opere in particolare significano l’amore per gli spazi interni, ora animati da un gioco di scale e ringhiere da far invidia alla biblioteca antica d’un celebre film, ora illuminati da una stilizzata lampada( ma altresì alla presenza di una Finestra) ora concepiti come un "SALOTTO SUI TETTI" ove le persiane sono blu, il tavolino, l’immancabile seggiola, attendono un visitatore misterioso che pronuncia parole scritte, recitate, lette, sussurrate, gridate. Non "dette", infine. Poche sono le tavole determinate dalla presenza umana; in modo sintetico l’Arlecchino ( maschera indovinata/tra passato e futuro) ribalta la propria immagine verso la sagoma di un corpo femminile oppure uno " Spaventapasseri" assume il significato d’una "Crocifissione": i tre fiori piegati dal vento che spuntano alla base dell’ideale croce hanno il colore del sangue rappreso. Nelle opere di Damasio c’è sovente il senso dell’attesa. Quando firmava con lo pseudonimo di Steve Beker, Damasio scriveva: il tempo dell’attesa è troppo/Viverlo attimo per attimo/Dilata l’ansia, la speranza/Solo il conforto/Placa con ragione e affetto.
Damasio insegue dunque i sogni, aquiloni liberi nel cielo.
NOI E GLI ALTRI
Quando guardo i colori degli uomini/Quando guardo il colore del granito/Quando guardo il colore del mare/Quando guardo il colore del passato/Quando guardo il colore di mia figlia/Quando guardo il colore degli occhi/ Quando guardo il colore della mia anima/ Quando guardo le mani di mia moglie/ Non vedo colore bianco, vedo i colori/ Dell’arcobaleno, quando appaiono/ D’incanto, che vorrei trattenere, incartare/ Come un mazzo di fiori e, dove è più/ Buio, posarli e lasciare che noi e altri/ Dolcemente parliamo dei nostri colori.

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Mostra 8/ 9 ottobre 2010  Forum de l’Investissment     Palais des Congrès   PARIS
Parigi incontra l’arte italiana contemporanea

Quadro " Di lettera in lettera…poi parole"

Critica del Dottor Guido Folco

Adolfo Damasio non è solo pittore, scultore,creatore di mondi, ma anche fine poeta che incide con versi il mondo in cui vive. Anche la scelta del legno, come supporto privilegiato dei suoi lavori,indica attenzione al mondo naturale, ai temi dell’ecologia e della vita, che l’autore sviluppa con un linguaggio figurato e letterario ricco di suggestioni. Con un’operazione simbolica, la poesia diventa pittura incisa per sempre, trasformando la sua effimera esistenza, la su tradizione antica di oralità in pietra miliare, che racconta un’intera vita, un’emozione,uno stato d’animo. Damasio è maestro nel narrare, tra tecnica e creatività, la sua visione dell’universo
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MOSTRA 25/ 30 Ottobre 2011
CASTELLO DEL VALENTINO    Sala delle Colonne
150 Anni dell’Unita d’Italia


di Guido Folco su Rivista Italia Arte  del dicembre 2010

"Di lettere in lettera… poi parole"   "Notturno"  Scultura Città"
Nella produzione artistica di Adolfo Damasio è sempre possibile scoprire nuovi spunti di riflessione che contribuiscono ad esaltarne i significati e le simbologie. Nascono quindi opere che uniscono poesia, un minuzioso lavoro d’intaglio e pittura a tempera su legno e un’intensa riflessione sull’esistenza. In altri lavori predomina invece la fantasia e quel desiderio di libertà che da utopia si trasforma in sogno, come nell’opera "Notte Chiara" che ispira la poesia : Notte chiara/ per l’aure/ vele sospinte/ oltre il mare". Poche  essenziali parole per raccontare un’emozione visiva che i colori di Damasio ci restituiscono lieve e fantastica. Anche la composizione, condotta per intarsi obliqui il tutto. e trasversali al soggetto principale, inducono ad una lettura ampia, metafisica nel collocare in uno spazio indefinito. La geometricità delle forme si stempera nel gioco flessuoso delle vele al vento, scardinando il riferimento alla realtà, per aprirsi ad una visione immaginata. Molto suggestiva è anche la scultura in legno modulare, composta da più piani sovrapposti, dedicata a Torino, il cui profilo cittadino si staglia sulle quattro facciate del cubo sovrastante. L’opera si struttura con pianta quadrata e geometrica, come l’antica Augusta taurino rum e come in uno scavo archeologico emergono " strati " di storia e di vita che ci permettono una lettura documentale della città.
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PREMIO INTERNAZIONALE ITALIA ARTE 2010  dal 10 al 30 aprile a VILLA GUALINO
Quadro " Farfalle "

Critica Guido Folco


Poeta, pittore, scultore: il prisma creativo di Adolfo Damasio coniuga con passione e mestiere le più fervide tendenze artistiche del ‘900, tra arte concettuale, installazioni e design, per arrivare a una visione personale del mondo e delle sue istanze, quali l’ambiente, l’ecologia, la diversità. Adolfo Damasio è tra i più rappresentativi artisti di oggi per genialità espressiva, tecnica e fanciullesca illusorietà ed i suoi lavori nascono da un mestiere appassionato, raffinato, consapevole dell’unicità del ruolo d’artista, che, solo, riesce a scuotere coscienze e fantasie, facendo scaturire sempre nuove utopie di bellezza, di salvezza, di amore
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PREMIO INTERNAZIONALE ITALIA ARTE dal 25 al 30 Marzo 2009 a VILLA GUALINO
Quadro " MIGRAZIONE "

Critico Guido Folco


Pubblicato sulla rivista ITALIA ARTE del Marzo 2009
Tra gli aforismi più intensi, in parte drammatici, che riguardano la libertà, c’è una frase di Jean Jacques Rousseau, contenuta nel suo "Contratto sociale" che recita " L’uomo è nato libero, ma dovunque è in catene". Una visione razionalista della vita, da figlio dell’illuminismo, velata di malinconia e pessimismo. Perché prendere spunto da questa affermazione per raccontare l’opera di Damasio? Innanzitutto perché nei lavori dell’artista  è onnipresente il richiamo alla libertà, è il fulcro di ogni idea, di ogni costruzione mentale e reale dell’opera. Il simbolismo metafisico delle sue città, sorvolate da immaginifici pesci volanti, i suoi boschi  "intrecciati"  di linee-sbarre quasi fossero prigioni vegetali da cui evadere, metafora della quotidianità e dell’esistenza terrena, rendono ogni suo dipinto un’aspirazione all’assoluto e all’armonia del Creato. Si respira un’attesa palpabile di ciò che  accadrà una volta oltrepassato quel cancello, quella palizzata  dietro a cui si cela il mondo, si cela l’uomo,con la sua anima desiderosa di pace. Damasio intaglia tavole e pezzi di legno, li compone in tridimensionali scenari inventati, utilizza il colore come patina vivace da stendere sulla propria vita, alterna monocromi e segni a forme e cromie pacate, perché la realtà va affrontata sognando, con la forza della fantasia che, sola, permette di spezzare le proprie catene. C’è un profondo desiderio di evasione, nei lavori di Damasio e l’arte diventa un rifugio moderno, un giardino segreto duecentesco in cui proteggersi dal male del mondo. Nei voli dei gabbiani, nel fluire maestoso e universale delle onde marine, nel movimento di un canneto, nelle luci radenti la stanza di un mattino  abbacinante l’autore ritrova se stesso, da voce al suo desiderio e alla sua ricerca di equilibrio per sconfiggere paure, timori, dolori. Divinità pagana, il sole è quasi sempre presente nelle opere di Damasio, riferimento mitologico e cristiano, attorno a cui ruota l’universo di segni e di storie che ognuno di noi si porta nel cuore. Arte come poesia, arte come musica e silenzio, per sperare ancora in una vita migliore. " Si tratta di un’ansia/ ch’assale, e innalza/ si tanto d’aleggiar/ levando il dir proprio/ dipoi lieve almanaccare/ muove ver’ un desiderio/  di maggior peso, sapiente,/ da leggere oltre il vissuto/ che tenta d’unir con/ il filo della volontà  una meta color/ ventura da non/ parer affatto vera./ Sia lenir intenzione?
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Critica Marilina di Cataldo


Sembra la lucida visione di un mondo che poggia sul vuoto quella descritta da Adolfo Damasio Levi. Sulla superficie del quadro i soggetti appaiono come entità senza un concreto spessore e, proponendo una marcata sintesi formale - basata su scomposizioni quasi geometriche - danno alle forme un aspetto di apparenze fragili, inquiete e sotto le mentite spoglie del gioco, nascondono una sentita riflessione sull’uomo e la sua caducità.


La figuratività di Adolfo Damasio Levi si esprime con la tecnica dell’incisione sul legno, grazie alla quale i soggetti, siano essi tenere maternità o semplici tronchi di betulla acquistano una tangibile morbidezza. Nelle sue opere, Damasio Levi rimanda ad un mondo avulso da dimensioni temporali e spaziali riconoscibili e delimitati: a far da protagonista a questa pittura sono elementi colti con tagli inconsueti, dal particolare all’universale e viceversa, ma ugualmente significativi.

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ALFREDO PASOLINO
Critico internazionale e storico dell’arte     (Direttivo artistico ed editoriale della IEPCA
Istituto Europeo Politiche Culturali e Ambientali di Roma – Quaderni di Politiche Culturali)


ADOLFO DAMASIO LEVI è un finissimo narratore della poesia di Natura.
La sua eccellenza è una combinazione interconnettiva tra versi di poesia allusiva al componimento artistico, di incisore della vitalità del legno, altrettanto poeta del silenzioso dialogo tra natura amica e il suo artefice, scritti con due linguaggi apparentemente differenti, ma evocativi di delicata percezione del sentire il respiro della anima mundi, nell’essenzialità dell’amore per la vita, colorando le sue composizioni visive con accorgimento e non comune talento, natura creatività.
Damasio Levi parla con le mani agli uomini di tutti i tempi, anche se trasmette il poetico messaggio autobiografico con il linguaggio universale della poesia nella pace ieratica dei boschi, quando lo sguardo si alza contro il cielo, verso un’ansia d’infinito.
Le sue incisioni, sono espressioni di gestualità d’immagini, metafore, lirismo del sacro, metafisica di visioni del sogno, visualizzando la natura intrinseca del legno, oltre ogni sua manipolazione…,reso docile dalla sintonia della sua vibrante creativa.
Immagini colorite, dunque, ed efficaci per la nostra sete di verità… e di percezione dei sensi superiori dell’anima, incise e rielaborate mediante l’uso, connesso alla cantica in versi e rime o in prosa. Di epigrammi celebrativi della quotidianità, della quiete domestica, di un dettato narrante ricco di fermenti germinativi, che si associano alla corteccia di betulla, dei faggi, con la segreta arcana maestria di una cultura orale e artigianale, delle generazioni trascorse, complici l’amore per la terra e le ripe montuose di boschi animate dal dialogo con la Natura amica..
Valori che ci riconciliano con la Vita, in questi tempi di dissolvenza di tutti i valori morali e spirituali. Fatto molto raro oggi, il bravissimo cantore/artista Damasio Levi, appartiene alla schiera di quelle sensibilissime antenne di natura, eredi di  una genetica artistica, familiare e artigianale. Mi ricordano, l’umile semplicità del famoso Francesco Messina, Prometeo della pietra, che si accompagnava costantemente con i poeti, per trovare il filo d’oro comune della poesia che lo legava indissolubilmente ai suoi capolavori.
I suoi piccoli gioielli creativi, hanno la stessa dignità sovrana di un gigante dell’arte, del fatto che sono pagine di diario confidenziale di vita, e di rapimento simbolico con la vita agreste, rotta soltanto dal volo geloso dei suoi abitatori volatili, e dall’incantesimo fascino delle note zufolanti di Pan, l’animatore dei boschi, quando il sole è allo zenit.
Per l’artista piemontese, il senso della sacralità delle cose di natura è qualcosa di misterioso, che per un attimo abbaglia di luce, ogni sua scansione temporale. Altrettanto riveste le sue rime di note musicali, nel senso pieno di comprensione della parola, del talento virtuoso della saggezza di animatore della vita agreste, nella capacità di dare azione ad un’osmosi nei due sensi di partecipazione, un abbraccio tra poesia e linguaggio poetico imprescindibile del legno.
Fatto molto raro oggi, a quella classificazione di uomini-artisti, che hanno fatto della loro fede, parola di credo nell’applicazione costante di una scelta di vita, mediante il disegno, il segno ,il sogno e il simbolo, e nella capacità tecnica di modellare il legno, umanizzandolo con scene di vita, tra tradizione e modernità di psicologia del profondo, in scansione di giorni di luce e di emozioni – come lui ci racconterà – lasciando a chi guarda per interpretazione. Per connessione e traduzione col segno, delle sue sensazioni, come elementi basilari dell’atto creativo. Di onorare la vitalità del legno, di essere testimoni di un nostro tempo, di una realtà storica sempre più inedita per esplorazione dell’anima, e conoscenza  stesso, oltre la parola, una ricchezza da condividere con gli altri, mediante le sue composizioni, immagini, la sicurezza di essere avvolti da una sicurezza che sfiora, attratti da un mistero di sogni.
Sa sorprendere sempre la capacità di sintesi fino all’astrazione del segno, e per il gusto compositivo moderno, dalla psicologia dell’umano all’intimismo dei colori.
Senza nulla sottrarre al linguaggio incisivo, con la forza viva e integrativa dello sguardo emotivo che coinvolge lo spettatore, collocato all’origine del suo farsi, predisponendo il rituale dei valori archetipi di natura e delle cose, contaminazioni del legno con le terre per ottenere colori nuovi, della genuina innocenza dell’atto creativo, alla concezione di una filologia del linguaggio universale che sottende ogni molteplicità e variazione negli aspetti, all’unità nell’essenzialità del reale.

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